Matrimonio
1.
Documenti da produrre
DOCUMENTI
ECCLESIASTICI
1.
Certificato di Battesimo
2. Certificato di Cresima
3. Certificato contestuale di cittadinanza – residenza – stato civile (in carta
semplice)
4. Certificato di morte del coniuge per le persone vedove
5. Dichiarazione dei genitori per i minori
6. Certificato di Stato Libero, quando è richiesto
7. Attestato di eseguite pubblicazioni in parrocchia
8. Attestato di eseguite pubblicazioni in altra parrocchia
9. Dispensa dalle pubbliche canoniche
10. Autorizzazione dell’Ordinario per ________
11. Dispensa dall’impedimento di ___________
12. Nulla osta dell’ufficiale dello stato civile
13. Comunicazione di avvenuta trascrizione al civile
DOCUMENTI CIVILI
Alla richiesta di
pubblicazione civile, ciascuno dei nubendi deve allegare i seguenti documenti
in carta bollata:
1. Estratto dell’atto
di nascita
2. Certificato di residenza,
cittadinanza e stato civile (anche cumulativo)
3. Se si tratta di
vedovi, copia integrale dell’atto di morte del coniuge o, in caso di morte
presunta, copia integrale dell’atto di matrimonio con l’annotazione della
relativa sentenza;
4. Se si tratta di
persona che è già stata civilmente sposata, copia integrale dell’atto di
matrimonio con l’annotazione del provvedimento di nullità o di divorzio;
5. Se si tratta di
straniero, dichiarazione dell’autorità competente del proprio paese da cui
risulti che per il relativo ordinamento civile nulla osta al matrimonio (art.
97 Codice civile) “L’atto della
pubblicazione resta affisso alla porta della casa comunale per almeno otto
giorni, comprendenti due domeniche successive” (art. 95 Codice civile).
2. Separati e
divorziati
ORIENTAMENTO DELLA CHIESA (riportato dal Direttorio di Pastorale Familiare
della C.E.I.)
1.
Separati
Nella convinzione che il
matrimonio comporta una convivenza duratura nel tempo e che la separazione, nei
casi previsti dal codice di diritto canonico, deve essere considerata come
estremo rimedio quando gravissime difficoltà impediscano di fatto la
convivenza, sussiste l'impegno, da parte della comunità cristiana di farsi
vicina ai coniugi separati con attenzione, discrezionalità, solidarietà.
I coniugi separati sono ammessi ai sacramenti; a suo modo,
infatti, la loro situazione di vita è ancora proclamazione del valore
dell'indissolubilità matrimoniale. Ovviamente, proprio la loro partecipazione
ai sacramenti li impegni anche ad essere sinceramente pronti al perdono e
disponibili a interrogarsi sulla opportunità o meno di riprendere la vita
coniugale (cfr. La Pastorale dei divorziati risposati n. 43).
2. Divorziati non
risposati
Nel caso dei divorziati non
risposati, bisogna fare delle distinzioni:
a) Nei confronti di chi ha subito il divorzio, l'ha accettato
o vi ha fatto ricorso costretto da gravi motivi, ma non si lascia coinvolgere
in una nuova unione e si impegna nell'adempimento dei propri doveri familiari
(assistenza ai figli), la comunità cristiana esprime piena stima e solidarietà.
Circa l'ammissione ai sacramenti
non esistono di per sé ostacoli: "Se il divorzio civile rimane l'unico
modo possibile di assicurare certi diritti legittimi, quali la cura dei figli o
la tutela del patrimonio, può essere tollerato, senza che costituisca una colpa
morale".
b) Il coniuge che è moralmente responsabile del divorzio,
deve pentirsi sinceramente e riparare il male compiuto, deve considerarsi
sinceramente legato davanti a Dio dal vincolo matrimoniale pur avendo ottenuto
il divorzio civile «e ormai viva da separato per motivi moralmente validi, in
specie per l'inopportunità od anche l'impossibilità di una ripresa della vita
coniugale». In caso contrario non potrà ricevere l'assoluzione sacramentale né
la comunione eucaristica.
3. Divorziati
risposati
Si tratta di una situazione di
vita in contrasto col Vangelo, che tuttavia esige un attento discernimento,
nella certezza che i divorziati risposati sono e rimangono cristiani e membri
del popolo di Dio e come tali non sono del tutto esclusi dalla comunione con la
chiesa, anche se non sono nella pienezza della comunione ecclesiale. Di qui la
necessità di realizzare forme di attenzione e vicinanza pastorale, senza porre
gesti che non possono essere coerenti con la fede. È perciò vietato porre
cerimonie di qualsiasi genere per i divorziati che si risposano, ma aiutandoli
ed invitandoli a prendere parte attiva alla vita della chiesa. E' però
impossibile che essi svolgano nella comunità cristiana servizi che esigono una
pienezza di testimonianza cristiana (servizi liturgici, lettori, ministero
catechista, ufficio di padrino nei sacramenti).
I divorziati risposati non possono essere ammessi ai
sacramenti, in quanto il loro stato è in oggettiva contraddizione con
l'indissolubile patto di amore tra Gesù e la chiesa, significato e attuato
dall'Eucaristia.
Solo quando i divorziati risposati cessano di essere tali
possono essere riammessi ai sacramenti. La Chiesa li ammette poi
all'assoluzione sacramentale e all'Eucaristia se, sinceramente pentiti, si
impegnano ad interrompere la loro reciproca vita sessuale e a trasformare il
vincolo in amicizia, stima e aiuto vicendevoli. In questo caso possono ricevere
l'assoluzione e ricevere l'Eucaristia in una chiesa dove non sono conosciuti
per evitare lo scandalo.
4. Sposati civilmente
La situazione dei cattolici
sposati solo civilmente è inaccettabile perché tra i cattolici l'unico
matrimonio valido è quello sacramentale. Bisogna pertanto aiutarli a
regolarizzare la propria situazione agendo con particolare prudenza pastorale,
per cui «salvo il caso di necessità, coloro che hanno già contratto matrimonio
civile non possono essere ammessi alla celebrazione del matrimonio canonico
senza la licenza dell'ordinario del luogo». Poiché la loro vita non vuole
essere e non è di fatto coerente con le esigenze del battesimo, sino a quando
permangono in questa situazione di vita, i cattolici sposati solo civilmente
non possono essere ammessi all'assoluzione sacramentale e alla comunione.
5. Conviventi
Occorre aiutarli a
regolarizzare la situazione. Finché i conviventi permangono in questa
situazione di vita non possono ricevere i sacramenti: mancano infatti di quella
fondamentale conversione necessaria per ottenere la grazia del Signore.