Comunione
1. L'Eucaristia - Fonte e culmine della vita ecclesiale
2. Come viene chiamato questo sacramento?
3. L'Eucaristia nell'Economia della Salvezza
4. La celebrazione liturgica dell'Eucaristia
1. L'Eucaristia -
Fonte e culmine della vita ecclesiale
3. L'Eucaristia è "fonte e apice di tutta la vita
cristiana" (Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11). "Tutti i
sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere di apostolato,
sono strettamente uniti alla sacra Eucaristia e ad essa sono ordinati. Infatti,
nella Santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa,
cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua" (Conc. Ecum. Vat. II, Presbyterorum
ordinis, 5).
4. "La comunione della vita divina e l'unità del popolo di
Dio, su cui si fonda la Chiesa, sono adeguatamente espresse e mirabilmente
prodotte dall'Eucaristia. In essa abbiamo il culmine sia dell'azione con cui
Dio santifica il mondo in Cristo, sia del culto che gli uomini rendono a Cristo
e per lui al Padre nello Spirito Santo" (Congregazione per il Culto
divino, Istr. Eucharisticum mysterium, 6, AAS 59 (1967), 539-573).
5. Infine, mediante la celebrazione eucaristica, ci uniamo già
alla liturgia del cielo e anticipiamo la vita eterna, quando Dio sarà tutto in
tutti (Cf 1Cor 15,28).
6. In breve, l'Eucaristia è il compendio e la somma della
nostra fede: "Il nostro modo di pensare è conforme all'Eucaristia, e
l'Eucaristia, a sua volta, si accorda con il nostro modo di pensare"
(Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 4, 18, 5).
2. Come viene
chiamato questo sacramento?
7. L'insondabile ricchezza di questo sacramento si esprime
attraverso i diversi nomi che gli si danno. Ciascuno di essi ne evoca aspetti
particolari. Lo si chiama:
·
Eucaristia,
perché è rendimento di grazie a Dio. I termini "eucharistein" (Lc
22,19; 1Cor 11,24) e "eulogein" (Mt 26,26; Mc 14,22) ricordano le
benedizioni ebraiche che - soprattutto durante il pasto - proclamano le opere
di Dio: la creazione, la redenzione e la santificazione.
·
Cena del Signore,
(Cf 1Cor 11,20) perché si tratta della Cena che il Signore ha consumato con i
suoi discepoli la vigilia della sua Passione e dell'anticipazione della cena
delle nozze dell'Agnello (Cf Ap 19,9) nella Gerusalemme celeste.
·
Frazione del Pane,
perché questo rito, tipico della cena ebraica, è stato utilizzato da Gesù
quando benediceva e distribuiva il pane come capo della mensa, (Cf Mt 14,19; Mt
15,36; Mc 8,6; Mc 8,19) soprattutto durante l'ultima Cena (Cf Mt 26,26; 1329
1Cor 11,24). Da questo gesto i discepoli lo riconosceranno dopo la sua
Risurrezione, (Cf Lc 24,13-35) e con tale espressione i primi cristiani
designeranno le loro assemblee eucaristiche (Cf At 2,42; At 2,46; At 20,7; 1329
At 2,11). In tal modo intendono significare che tutti coloro che mangiano
dell'unico pane spezzato, Cristo, entrano in comunione con lui e formano in lui
un solo corpo (Cf 1Cor 10,16-17).
·
Assemblea eucaristica
[synaxis], in quanto l'Eucaristia viene celebrata nell'assemblea dei
fedeli, espressione visibile della Chiesa (Cf 1Cor 11,17-34).
·
Santo Sacrificio,
perché attualizza l'unico sacrificio di Cristo Salvatore e comprende anche
l'offerta della Chiesa; o ancora santo sacrificio della Messa, "sacrificio
di lode" (Eb 13,15), (Cf Sal 116,13; Sal 116,17) sacrificio spirituale ,
(Cf 1Pt 2,5) sacrificio puro (Cf Ml 1,11) e santo, poiché porta a compimento e
supera tutti i sacrifici dell'Antica Alleanza.
·
Santa e divina Liturgia,
perché tutta la Liturgia della Chiesa trova il suo centro e la sua più densa
espressione nella celebrazione di questo sacramento; è nello stesso senso che
lo si chiama pure celebrazione dei Santi Misteri . Si parla anche del
Santissimo Sacramento, in quanto costituisce il Sacramento dei sacramenti. Con
questo nome si indicano le specie eucaristiche conservate nel tabernacolo.
·
Comunione,
perché, mediante questo sacramento, ci uniamo a Cristo, il quale ci rende
partecipi del suo Corpo e del suo Sangue per formare un solo corpo; (Cf 1Cor
10,16-17) viene inoltre chiamato le cose sante (ta hagia; sancta) (Constitutiones
Apostolorum, 8, 13, 12; Didaché, 9, 5; 10, 6) - è il significato
originale dell'espressione "comunione dei santi" di cui parla il
Simbolo degli Apostoli - pane degli angeli, pane del cielo, farmaco
d'immortalità, (Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Ephesios, 20, 2)
viatico...
·
Santa Messa,
perché la Liturgia, nella quale si è compiuto il mistero della salvezza, si
conclude con l'invio dei fedeli (missio) affinché compiano la volontà di Dio
nella loro vita quotidiana.
·
3. L'Eucaristia
nell'Economia della Salvezza
·
I segni del
pane e del vino
·
8. Al centro della celebrazione dell'Eucaristia si trovano il pane e il vino
i quali, per le parole di Cristo e per l'invocazione dello Spirito Santo,
diventano il Corpo e il Sangue di Cristo. Fedele al comando del Signore, la Chiesa
continua a fare, in memoria di lui, fino al suo glorioso ritorno, ciò che egli
ha fatto la vigilia della sua Passione: "Prese il pane... ",
"Prese il calice del vino...". Diventando misteriosamente il Corpo e
il Sangue di Cristo, i segni del pane e del vino continuano a significare anche
la bontà della creazione. Così, all'offertorio, rendiamo grazie al Creatore per
il pane e per il vino, (Cf Sal 104,13-15) "frutto del lavoro
dell'uomo", ma prima ancora "frutto della terra" e "della
vite", doni del Creatore. Nel gesto di Melchisedek, re e sacerdote, che
"offrì pane e vino" (Gen 14,18) la Chiesa vede una prefigurazione
della sua propria offerta (Cf Messale Romano, Canone Romano: "Supra
quae").
·
9. Nell'Antica Alleanza il pane e il vino sono offerti in sacrificio tra le
primizie della terra, in segno di riconoscenza al Creatore. Ma ricevono anche
un nuovo significato nel contesto dell'Esodo: i pani azzimi, che Israele mangia
ogni anno a Pasqua, commemorano la fretta della partenza liberatrice
dall'Egitto; il ricordo della manna del deserto richiamerà sempre a Israele che
egli vive del pane della Parola di Dio (Cf Dt 8,3). Il pane quotidiano, infine,
è il frutto della Terra promessa, pegno della fedeltà di Dio alle sue promesse.
Il "calice della benedizione" (1Cor 10,16), al termine della cena
pasquale degli ebrei, aggiunge alla gioia festiva del vino una dimensione
escatologica, quella dell'attesa messianica della restaurazione di Gerusalemme.
Gesù ha istituito la sua Eucaristia conferendo un significato nuovo e
definitivo alla benedizione del pane e del calice.
·
10. I miracoli della moltiplicazione dei pani, allorché il Signore pronunciò
la benedizione, spezzò i pani e li distribuì per mezzo dei suoi discepoli per
sfamare la folla, prefigurano la sovrabbondanza di questo unico pane che è la
sua Eucaristia (Cf Mt 14,13-21; Mt 15,32-39). Il segno dell'acqua trasformata
in vino a Cana (Cf Gv 2,11) annunzia già l'Ora della glorificazione di Gesù.
Manifesta il compimento del banchetto delle nozze nel Regno del Padre, dove i
fedeli berranno il vino nuovo (Cf Mc 14,25) divenuto il Sangue di Cristo.
·
11. Il primo annunzio dell'Eucaristia ha provocato una divisione tra i
discepoli, così come l'annunzio della Passione li ha scandalizzati:
"Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?" (Gv 6,60).
L'Eucaristia e la croce sono pietre d'inciampo. Si tratta dello stesso mistero,
ed esso non cessa di essere occasione di divisione: "Forse anche voi
volete andarvene?" (Gv 6,67); questa domanda del Signore continua a
risuonare attraverso i secoli, come invito del suo amore a scoprire che è lui
solo ad avere "parole di vita eterna" (Gv 6,68) e che accogliere
nella fede il dono della sua Eucaristia è accogliere lui stesso.
·
L'istituzione
dell'Eucaristia
·
12. Il Signore, avendo amato i suoi, li amò sino alla fine. Sapendo che era
giunta la sua Ora di passare da questo mondo al Padre, mentre cenavano, lavò
loro i piedi e diede loro il comandamento dell'amore (Cf Gv 13,1-17). Per
lasciare loro un pegno di questo amore, per non allontanarsi mai dai suoi e
renderli partecipi della sua Pasqua, istituì l'Eucaristia come memoriale della
sua morte e della sua risurrezione, e comandò ai suoi apostoli di celebrarla
fino al suo ritorno, costituendoli "in quel momento sacerdoti della Nuova
Alleanza" (Concilio di Trento: Denz. -Schönm., 1740).
·
13. I tre vangeli sinottici e san Paolo ci hanno trasmesso il racconto
dell'istituzione dell'Eucaristia; da parte sua, san Giovanni riferisce le
parole di Gesù nella sinagoga di Cafarnao, parole che preparano l'istituzione
dell'Eucaristia: Cristo si definisce come il pane di vita, disceso dal cielo.
(Cf Gv 6)
·
14. Gesù ha scelto il tempo della Pasqua per compiere ciò che aveva annunziato
a Cafarnao: dare ai suoi discepoli il suo Corpo e il suo Sangue. Venne il
giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua. Gesù
mandò Pietro e Giovanni dicendo: "Andate a preparare per noi la Pasqua,
perché possiamo mangiare"... Essi andarono... e prepararono la Pasqua.
Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: "Ho
desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia
passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel
Regno di Dio"... Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro
dicendo: "Questo è il mio Corpo che è dato per voi; fate questo in memoria
di me". Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo:
"Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio Sangue, che viene versato per
voi" (Lc 22,7-20). (Cf Mt 26,17-29; Mc 14,12-25; 1Cor 11,23-26)
·
15. Celebrando l'ultima Cena con i suoi Apostoli durante un banchetto
pasquale, Gesù ha dato alla pasqua ebraica il suo significato definitivo.
Infatti, la nuova Pasqua, il passaggio di Gesù al Padre attraverso la sua Morte
e la sua Risurrezione, è anticipata nella Cena e celebrata nell'Eucaristia, che
porta a compimento la pasqua ebraica e anticipa la pasqua finale della Chiesa
nella gloria del Regno.
·
"Fate
questo in memoria di me"
·
16. Quando Gesù comanda di ripetere i suoi gesti e le sue parole "finché
egli venga" (1Cor 11,26), non chiede soltanto che ci si ricordi di lui e
di ciò che ha fatto. Egli ha di mira la celebrazione liturgica, per mezzo degli
Apostoli e dei loro successori, del memoriale di Cristo, della sua vita, della
sua Morte, della sua Risurrezione e della sua intercessione presso il Padre.
·
17. Fin dagli inizi la Chiesa è stata fedele al comando del Signore. Della
Chiesa di Gerusalemme è detto:
Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. ...Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore (At 2,42; At 2,46).
Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. ...Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore (At 2,42; At 2,46).
·
18. Soprattutto "il primo giorno della settimana", cioè la domenica,
il giorno della Risurrezione di Gesù, i cristiani si riunivano "per
spezzare il pane" (At 20,7). Da quei tempi la celebrazione dell'Eucaristia
si è perpetuata fino ai nostri giorni, così che oggi la ritroviamo ovunque
nella Chiesa, con la stessa struttura fondamentale. Essa rimane il centro della
vita della Chiesa.
·
19. Così, di celebrazione in celebrazione, annunziando il Mistero pasquale di
Gesù "finché egli venga" (1Cor 11,26), il Popolo di Dio avanza
"camminando per l'angusta via della croce" (Conc. Ecum. Vat. II, Ad
gentes, 1) verso il banchetto celeste, quando tutti gli eletti si
siederanno alla mensa del Regno
4. La celebrazione
liturgica dell'Eucaristia
La messa lungo i
secoli
20.
Fin dal secondo secolo, abbiamo la testimonianza di san Giustino martire
riguardo alle linee fondamentali dello svolgimento della celebrazione
eucaristica. Esse sono rimaste invariate fino ai nostri giorni in tutte le
grandi famiglie liturgiche. Ecco ciò che egli scrive, verso il 155, per
spiegare all'imperatore pagano Antonino Pio (138-161) ciò che fanno i
cristiani:
[Nel
giorno chiamato "del Sole" ci si raduna tutti insieme, abitanti delle
città o delle campagne. Si leggono le memorie degli Apostoli o gli scritti dei
Profeti, finché il tempo consente. Poi, quando il lettore ha terminato, il
preposto con un discorso ci ammonisce ed esorta ad imitare questi buoni esempi.
Poi tutti insieme ci alziamo in piedi ed innalziamo preghiere] sia per noi
stessi... sia per tutti gli altri, dovunque si trovino, affinché, appresa la
verità, meritiamo di essere nei fatti buoni cittadini e fedeli custodi dei
precetti, e di conseguire la salvezza eterna.
Finite
le preghiere, ci salutiamo l'un l'altro con un bacio.
Poi al preposto dei fratelli vengono portati un pane e una coppa d'acqua e di
vino temperato.Egli li prende ed innalza lode e gloria al Padre dell'universo
nel nome del Figlio e dello Spirito Santo, e fa un rendimento di grazie (in
greco: eucharistian) per essere stati fatti degni da lui di questi doni.
Quando
egli ha terminato le preghiere ed il rendimento di grazie, tutto il popolo
presente acclama: "Amen".
Dopo che il preposto ha fatto il rendimento di grazie e tutto il popolo ha
acclamato, quelli che noi chiamiamo diaconi distribuiscono a ciascuno dei
presenti il pane, il vino e l'acqua "eucaristizzati" e ne portano
agli assenti (San Giustino, Apologiae, 1, 65 (il testo tra parentesi
quadre è tratto dal c. 67)).
21. La Liturgia dell'Eucaristia si svolge secondo una struttura
fondamentale che, attraverso i secoli, si è conservata fino a noi. Essa si
articola in due grandi momenti, che formano un'unità originaria:
- la convocazione, la
Liturgia della Parola, con le letture, l'omelia e la preghiera universale;
- la Liturgia eucaristica, con la presentazione del pane e del vino, l'azione
di grazie consacratoria e la comunione.
Liturgia della Parola e Liturgia eucaristica costituiscono
insieme "un solo atto di culto"; (Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum
concilium, 56) la mensa preparata per noi nell'Eucaristia è infatti ad un
tempo quella della Parola di Dio e quella del Corpo del Signore (Cf Conc. Ecum.
Vat. II, Dei Verbum, 21).
22. Non si è forse svolta in questo modo la cena pasquale di
Gesù risorto con i suoi discepoli? Lungo il cammino spiegò loro le Scritture,
poi, messosi a tavola con loro, "prese il pane, disse la benedizione, lo
spezzò e lo diede loro" (Cf Lc 24,13-35).
Lo svolgimento della
celebrazione
23.
Tutti si riuniscono. I cristiani accorrono in uno stesso luogo per l'assemblea
eucaristica. Li precede Cristo stesso, che è il protagonista principale
dell'Eucaristia. E' il grande sacerdote della Nuova Alleanza. E' lui stesso che
presiede in modo invisibile ogni celebrazione eucaristica. Proprio in quanto lo
rappresenta, il vescovo o il presbitero (agendo "in persona Christi
capitis" - nella persona di Cristo Capo) presiede l'assemblea, prende la
parola dopo le letture, riceve le offerte e proclama la preghiera eucaristica.
Tutti hanno la loro parte attiva nella celebrazione, ciascuno a suo modo: i
lettori, coloro che presentano le offerte, coloro che distribuiscono la
Comunione, e il popolo intero che manifesta la propria partecipazione
attraverso l'Amen.
24. La Liturgia della Parola comprende "gli scritti dei
profeti", cioè l'Antico Testamento, e "le memorie degli
apostoli", ossia le loro lettere e i Vangeli; all'omelia, che esorta ad
accogliere questa Parola "come è veramente, quale Parola di Dio" (1Ts
2,13) e a metterla in pratica, seguono le intercessioni per tutti gli uomini,
secondo la parola dell'Apostolo: "Raccomando dunque, prima di tutto, che
si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli
uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere" (1Tm 2,1-2).
25. La presentazione delle oblate (l'offertorio): vengono recati
poi all'altare, talvolta in processione, il pane e il vino che saranno offerti
dal sacerdote in nome di Cristo nel sacrificio eucaristico, nel quale diventeranno
il suo Corpo e il suo Sangue. E' il gesto stesso di Cristo nell'ultima Cena,
"quando prese il pane e il calice". "Soltanto la Chiesa può
offrire al Creatore questa oblazione pura, offrendogli con rendimento di grazie
ciò che proviene dalla sua creazione" (Sant'Ireneo di Lione, Adversus
haereses, 4, 18, 4; cf Ml 1,11). La presentazione delle oblate all'altare
assume il gesto di Melchisedek e pone i doni del Creatore nelle mani di Cristo.
E' lui che, nel proprio Sacrificio, porta alla perfezione tutti i tentativi
umani di offrire sacrifici.
26. Fin dai primi tempi, i cristiani, insieme con il pane e con
il vino per l'Eucarestia, presentano i loro doni perché siano condivisi con
coloro che si trovano in necessità. Questa consuetudine della colletta, (Cf
1Cor 16,1) sempre attuale, trae ispirazione dall'esempio di Cristo che si è
fatto povero per arricchire noi. (Cf 2Cor 8,9)
I facoltosi e quelli che lo desiderano, danno liberamente ciascuno quello che
vuole, e ciò che si raccoglie viene depositato presso il preposto. Questi
soccorre gli orfani, le vedove, e chi è indigente per malattia o per qualche
altra causa; e i carcerati e gli stranieri che si trovano presso di noi:
insomma, si prende cura di chiunque sia nel bisogno (San Giustino, Apologiae,
1, 67, 6).
27. L'anafora. Con la preghiera eucaristica, preghiera di
rendimento di grazie e di consacrazione, arriviamo al cuore e al culmine della
celebrazione:
·
nel prefazio
la Chiesa rende grazie al Padre, per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo, per
tutte le sue opere, per la creazione, la redenzione e la santificazione. In
questo modo l'intera comunità si unisce alla lode incessante che la Chiesa
celeste, gli angeli e tutti i santi cantano al Dio tre volte Santo;
·
nell' epiclesi
essa prega il Padre di mandare il suo Santo Spirito (o la potenza della sua
benedizione): (Cf Messale Romano, Canone Romano) sul pane e sul vino,
affinché diventino, per la sua potenza, il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo e
perché coloro che partecipano all'Eucaristia siano un solo corpo e un solo
spirito (alcune tradizioni liturgiche situano l'epiclesi dopo l'anamnesi);
·
nel racconto dell'istituzione
l'efficacia delle parole e dell'azione di Cristo, e la potenza dello Spirito
Santo, rendono sacramentalmente presenti sotto le specie del pane e del vino il
suo Corpo e il suo Sangue, il suo sacrificio offerto sulla croce una volta per
tutte;
·
nell' anamnesi
che segue, la Chiesa fa memoria della Passione, della Risurrezione e del
ritorno glorioso di Gesù Cristo; essa presenta al Padre l'offerta di suo Figlio
che ci riconcilia con lui:
nelle intercessioni, la Chiesa manifesta che l'Eucaristia viene celebrata in
comunione con tutta la Chiesa del cielo e della terra, dei vivi e dei defunti,
e nella comunione con i pastori della Chiesa, il Papa, il vescovo della
diocesi, il suo presbiterio e i suoi diaconi, e tutti i vescovi del mondo con
le loro Chiese;
·
nella Comunione,
preceduta dalla preghiera del Signore e dalla frazione del pane, i fedeli
ricevono "il pane del cielo" e "il calice della salvezza",
il Corpo e il Sangue di Cristo che si è dato "per la vita del mondo"
(Gv 6,51).
Poiché questo pane e questo vino sono stati
"eucaristizzati", come tradizionalmente si dice, "questo cibo è
chiamato da noi Eucaristia, e a nessuno è lecito parteciparne, se non a chi
crede che i nostri insegnamenti sono veri, si è purificato con il lavacro per
la remissione dei peccati e la rigenerazione, e vive così come Cristo ha
insegnato" (San Giustino, Apologiae, 1, 66, 1-2).